Intervista a Roberto Salustri, Presidente di RESEDA onlus e Coordinatore dei Volontari di Rete Solidale dei Castelli Romani
In questo periodo di pandemia, le Associazioni e le reti di Volontariato cosa stanno facendo?
“In questo periodo Associazioni e reti di Volontariato si stanno occupando di sanità, sostegno agli studenti, reperimento e distribuzione di beni di prima necessità. Non c’è un limite a quello che il Volontariato riesce a creare nei momenti di difficoltà: la flessibilità è uno dei pregi principali del Volontariato. L’esperienza dei Medici Senza Frontiere e delle Associazioni che si sono occupati di epidemie in Africa e negli scenari di guerra si sta rilevando preziosa. Come è stato prezioso l’aiuto che gli italiani hanno dato ad altre popolazioni del mondo, così ora alcune di queste popolazioni hanno inviato le loro squadre mediche da noi, come ad esempio i medici cubani. Le ONG, Organizzazioni Non Governative, hanno richiamato in Italia i loro cooperanti operativi all’estero, uomini e donne con molta esperienza, che hanno lavorato in situazioni simili a quella che ora stiamo vivendo in Italia. Sul suolo italiano, ci sono attualmente in azione almeno 80.000 volontari delle ONG e delle Associazioni, e almeno 12.000 volontari della Protezione Civile. Purtroppo non sempre le Regioni o il Governo tengono conto di queste risorse, né le tengono in considerazione per elaborare piani di intervento e ripresa”;
In particolare, sul territorio di Albano Laziale e dei Castelli Romani, ci sono iniziative di Volontariato scaturite dall’emergenza COVID-19?
“Oltre ai gruppi della Protezione Civile, sono decine le realtà che si sono messe in gioco sul territorio di Albano e dei Castelli Romani. Molte Associazioni hanno riorganizzato le proprie attività per far fronte ai problemi riguardanti l’epidemia. Posso raccontare quello che abbiamo fatto come RESEDA onlus (resedaweb.org). Io ed altri collaboratori di RESEDA onlus eravamo operanti nel Sahara occidentale per un progetto di orti familiari a favore della sussistenza alimentare nel campo per rifugiati saharawi. Quando è scoppiata l’epidemia abbiamo collaborato per mettere in sicurezza sanitaria il campo e organizzato il nostro ritorno. Tornati in Italia, ci siamo messi subito a contattare tutte le reti di Volontariato di cui facciamo parte, in modo da coordinarci. Abbiamo anche contattato i Comuni del territorio, mettendoci a studiare tutti i decreti e i report sanitari che erano stati pubblicati e che era necessario conoscere per svolgere il servizio in Fase 1.
Attualmente, insieme alla Protezione Civile e a molte altre Associazioni del territorio (come gli Scout etc.) ci siamo organizzati per:
• reperire beni essenziali presso negozi e supermercati , fornendo alimenti a circa 200 famiglie nei territori di Albano Laziale e di altri Comuni;
• comunicare le buone pratiche igieniche e rilanciare gli avvisi che le varie istituzioni trasmettono in merito al contenimento del contagio;
• lotta alla fakenews circolanti sui principali social network;
• autoproduzione di mascherine e DPI (Dispositivi di Protezione Individuale);
• ideazione di azioni post epidemia per il sostegno all’economia locale.
I Volontari che si sono raccolti intorno a RESEDA onlus per fronteggiare i bisogni attuali sono più di 30. Il Volontariato di RESEDA onlus accoglie donazioni da vari benefattori tramite bonifico bancario”;
Ci racconti una giornata tipo di un Volontario all’opera nel gruppo di Volontariato civico da lei organizzato.
“Facciamo quello che fa ogni persona in questo periodo, ma in più dedichiamo un’ora al giorno per fare qualcosa anche per la comunità. Tra di noi, c’è chi fa i turni nei magazzini o negli empori solidali, c’è chi raccoglie viveri davanti ai supermercati. Alcuni Volontari non hanno neanche bisogno di uscire di casa, ma cuciono le mascherine nel proprio appartamento o si occupano della logistica o del sostegno psicologico tramite il telefono. Tutto gratuitamente, è puro Volontariato! Partecipiamo ai Webinar per rimanere aggiornati: la rete web di Medici Senza Frontiere è per noi una fonte preziosa di formazione;
Come evolverà il vostro servizio di Volontariato quando passeremo alla Fase 2 di convivenza con il virus?
“Certamente sarà necessario continuare ad agire come nella Fase 1, fornendo aiuto alle famiglie e diffondendo le buone pratiche igienico sanitarie. Forse riusciremo anche a mettere in campo qualche azione che riguarda il lavoro e l’economia locale. In particolare, utilizzando i metodi delle Transition Town, vogliamo incrementare l’uso dell’energia solare e il risparmio energetico. Azioni che creano lavoro e fanno risparmiare denaro, cioè tutto quello di cui abbiamo bisogno per un futuro sostenibile”;
Quali sono i più importanti valori civici che avete appreso e avete messo in atto nel servizio di Volontariato nato per il COVID19?
“In realtà, i valori civici che già possedevamo prima del COVID-19 sono stati solamente messi in pratica in una situazione inedita per le nostre comunità. Noi e i nostri concittadini dovremmo far nostra la lezione dell’emergenza sanitaria: non si esce da una crisi di questa portata se non con comportamenti altruistici e comunitari. Da soli non ci salviamo, neanche se le nostre dispense fossero colme di cibo per 12 mesi, Bisogna credere nella collaborazione scientifica e nella sanità pubblica, fin troppo definanziata negli ultimi decenni. Abbiamo visto anche quanto sia importante la collaborazione internazionale, sia per trovare cure e vaccini e sia per il sostegno economico che deve avere il presupposto della solidarietà tra i popoli. Altro valore importante è l’ambiente. Abbiamo visto come epidemie di questo genere scaturiscano dagli allevamenti e dalla distruzione degli ecosistemi, e siano favoriti dall’inquinamento. Quindi la questione ecologica è basilare se vogliamo un futuro vivibile per noi e per le prossime generazioni”.