Rocca di Papa, nuova puntata del caso Giannone

ROCCA DI PAPA: CASO GIANNONE, IN PROCURA E DAL PREFETTO UNA CONVERSAZIONE TRA IL CONSIGLIERE GRASSO E ALTRI MEMBRI DEL CONSIGLIO COMUNALE.

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Vista di Rocca di Papa

“Il Consigliere Comunale di Rocca di Papa MASSIMO GRASSO in una conversazione probante intrattenuta con altri componenti del Consiglio Comunale: “Dobbiamo sistemare il problema Giannone. Sul condono del marito? SILVIA SCIAMPLICOTTI sa tutto quanto, c’era lei” – così esordisce il vicesindaco di Rocca di Papa Veronica Giannone nella nota che riceviamo e pubblichiamo. Nel dialogo esposto, il Consigliere Grasso, avvocato di professione riferisce del marito del Vicesindaco Veronica Giannone e dell’istanza di condono 47/85 sugli immobili di proprietà dello stesso, trattando di un giudizio civile in corso che lo riguarda. In particolare il Grasso incalza nella conversazione millantando rapporti con gli avvocati della controparte, e profilando la messa in atto di azioni di comune accordo con gli stessi, contro il marito della Giannone. Avvocati artefici, secondo quanto detto da Grasso, della consegna ai giornali locali delle informazioni che hanno poi generato gli articoli sul “Caso Giannone” – continua così il vicesindaco di Rocca di Papa. Oltre a tale trattazione, è stata altresì evidenziata l’affermazione sul condono del coniuge del Vicesindaco, in cui si dice che sulla pratica la Consigliera SILVIA SCIAMPLICOTTI, ex assessore all’Urbanistica del Comune di Rocca di Papa, “sa tutto quanto, più di noi”. Questo un intreccio articolato tra membri del Consiglio Comunale di Rocca di Papa, nel quale addirittura si tratta di un giudizio civile fra avvocati, il cui trattamento illecito è punito dalla legge con la reclusione e la procedibilità d’ufficio – si avvia alla conclusione la Giannone nella nota. Ancora più grave se a trattarlo è uno o più pubblici ufficiali che usano il medesimo ruolo sfruttando la pubblicità di un’assise cittadina come il Consiglio Comunale, che dovrebbe trattare esclusivamente questioni relative alla cosa pubblica; azione specifica volta ad arrecare pregiudizio e dolo intenzionale ai processi di formazione nella normale gestione degli atti amministrativi dell’Ente in risposta ai cittadini. Una questione – conclude il vicesindaco rocchegiano – che richiede un approfondimento non solo a livello giudiziario per la notizia di reato, ma anche politico/amministrativo da parte del Sindaco e della Prefettura, volto a garantire il principio del buon andamento, della legalità ed imparzialità della P.A. per evitare che il potere politico sconfini nell’arbitrio, negli interessi di parte e nella discriminazione”.