A Roma la mostra del maestro Konrad Mägi

L'arte estone del colore alla Gnam di Roma con la mostra del maestro Konrad Mägi e i suoi paesaggi pieni di luce e potenza

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Mostra Magi

Per il pubblico nostrano, probabilmente, sarà una clamorosa (ri)scoperta, ma Konrad Mägi è uno dei maggior pittori del Novecento estone e, di certo, tra i più singolari nel panorama continentale del ventennio intorno alla Prima Guerra mondiale. Fino al 28 gennaio 2018, in concomitanza con l’avvio del semestre di Presidenza Estone dell’Europa, l’Eesti Kunstimuuseum-Museo nazionale d’arte, Estonia e l’Ambasciata dell’Estonia in Italia promuovono, alla Galleria nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la prima ampia mostra europea su di lui. Eccentrico, instabile e introverso, – per vicende personali e per il suo tratto – Mägi resta un artista e un uomo irrequieto e problematico. Personale il suo approccio con la pittura (con cui si misurò per meno di un ventennio). Nei suoi lavori sfiora l’Impressionismo, ma di più il Fauvismo e l’Espressionismo, ma non si “adegua” a nessuno di loro, così come con la tradizione artistica estone che riforma dall’estate 1912 con la Scuola d’Arte di Pallas, campus per decine di giovani come lui. Le opere alla Gnam di Roma tracciano linee eleganti, pastose, potenti e piene di solitudine, puntando sul colore. Il colore che diventa materia e ispira positività, annullando la paura del tempo che scorre e porta tutto via con sé. Stare a contatto con la natura, Terra abitata dagli Dei, è, per Magi, un modo per giungere allo Spirito superno che trascende la finitezza dell’essere umano. L’ambiente di Saaremaa (o della Norvegia) dove Magi soggiornò, era più che mai consono al suo genio: privi di sentimentalismi, i suoi boschi, prati e acque sono bellezza e potere assieme, colti nell’istante migliore, con colori abbacinanti. E se è proprio la tinteggiatura la cifra principale dell’opera di Mägi, quanto possono avergli giovato i viaggi in Italia, a Venezia, Capri e Roma: paesaggi affascinanti pieni del sole, della luce mediterranea. Qui, la sua tavolozza (che annovera pure ritratti femminili) diventa più importante e dinamica: la forza della natura irrompe attraverso un pennello “grossolano” che forgia le forme a tocchi larghi, mentre sfuma con il verde, il blu, il rosso, le chiome degli alberi scossi, delle nuvole che si rincorrono, dell’acqua spumosa. Al rientro dall’Italia, però, i problemi di salute e il personale abisso esistenziale si aggravano. Nel 1925, Konrad Magi viene ricoverato in un manicomio e lì muore: una morte prematura, che irrompe in un’esistenza intensa e magmatica, come l’impasto materico delle sue tele.

Info: www.lagallerianazionale.com