Silvia Tombolini, 33 anni, è la Coordinatrice del Comitato Giovani dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Roma e Provincia, ed a Meta Magazine si racconta: dallo sport al lavoro, dal suo impegno sociale alla sua storia personale.
Silvia, ci puoi parlare di cosa fa e di quali sono i ruoli che il comitato di cui sei coordinatrice svolge?
“In realtà dovrei definirmi Presidente, ma dato il rapporto d’ amicizia che ho instaurato con i ragazzi, coordinatrice mi sembra sufficiente. Svolgo questo ruolo dal 3 giugno del 2015 e insieme agli altri 4 membri, ci occupiamo di dirigere le attività rivolte ai ragazzi di età compresa tra i 18 e i 35 anni iscritti all’associazione, cercando di dar voce ai loro interessi ed esigenze”;
Una donna in un ruolo di responsabilità in una organizzazione storica ed importante dal punto di vista istituzionale come l’Uici: sei l’unica nella direzione del comitato?
“Ci tengo a precisare che al momento nel direttivo siamo 5 ragazze e, anche se è passato più di un anno ancora non ci siamo tirate i capelli, anzi andiamo molto d’ accordo. Speriamo di non dire le ultime parole famose”;
Un comitato tutto rosa quindi?
“Si, il comitato è composto da 5 membri direttivi, incluso il coordinatore e si rinnova ogni 5 anni attraverso le elezioni alle quali tutti i ragazzi della fascia di età che ho indicato possono partecipare sia come elettori, sia come candidati”;
Come è organizzato il lavoro?
“Periodicamente, a discrezione dei componenti, si svolgono delle riunioni nell’ ambito delle quali si analizzano le varie proposte relative a eventuali iniziative da realizzare e si decide insieme se e come attuarle. Tutti i ragazzi che lo desiderano possono partecipare e collaborare con noi. Con l’ occasione infatti ci terrei a precisare che chiunque abbia qualcosa di interessante da proporre può contattarci quando vuole alla nostra pagina Facebook, “Comitato giovani UICI Roma”;
Quali obiettivi vi prefiggete con le vostre attività?
“Fin da subito abbiamo capito che non avremmo dovuto puntare a realizzare qualcosa di eclatante, ma semplicemente alla normalità. Da sempre, sono convinta che per i ragazzi non vedenti sia importante fare tutto ciò che fanno i loro coetanei cosìddetti normodotati: andare a cena con gli amici, a un concerto, al parco giochi, fare sport e tanto altro. La cosa fondamentale, secondo me, è fare gruppo e creare collaborazione tra i ragazzi che frequentano il comitato, affinché anche quando si dovrà organizzare qualcosa di più serio e complicato non risulterà pesante per nessuno, anzi sarà un modo per incontrarsi e fare qualcosa insieme”;
Quali sono le iniziative più originali che avete organizzato?
“Tra le iniziative più divertenti realizzate fin’ ora, posso citare la partecipazione al Coca-cola Summer Festival, il noto programma televisivo musicale organizzato a Piazza del Popolo qui a Roma. Sinceramente, non ero molto convinta della fattibilità di un evento di questo tipo, anche perché si trattava di un concerto, in un ambiente molto confusionario e in più di sabato sera. Pensavo fosse difficile rintracciare degli accompagnatori che avessero voglia di venire con noi, invece, avendo più o meno la nostra età, hanno trovato la cosa molto divertente e ci hanno aiutato volentieri, inoltre diversi ragazzi hanno portato i loro amici. Così si è creato un bel gruppo e un bel clima, tanto è vero che dopo aver partecipato all’ edizione dell’estate 2015 anche quest’ anno ci è stato chiesto di replicare. Un’altra degna di nota è stata la giornata al parco divertimenti Rainbow Magic Land di Valmontone. Li, accompagnati dai volontari del servizio civile che si sono candidati in tantissimi per partecipare, ci siamo dovuti districare tra rapide, giri della morte, barche che precipitavano su discese d’acqua di 20 metri, il tutto senza vedere nulla, che ti assicuro, non fa meno paura. Il bello però, arriva quando per l’ estate e a natale facciamo delle cene per salutarci, prima della pausa vacanze. Generalmente fino a circa 3 giorni prima non ci sono mai più di 10 adesioni, ma poi nel giro di 48 ore diventiamo sempre almeno il doppio, non male come risultato, ma potrai immaginare cosa può succedere quando bisogna spiegarlo alla proprietà del ristorante e finisce che da una semplice telefonata per prenotare il tavolo si passa a dover fissare il menù e andare a parlare di persona col ristoratore, il quale non di rado ci offre anche qualcosa. Comunque all’ ultimo minuto, anche se con un po’ di ansia, si riesce sempre a risolvere tutto”;
Avete degli obiettivi per il futuro come organizzazione?
“Per il futuro spero che si possa fare molto nell’ ambito dello sport e del lavoro. Da sportiva mi sono resa conto che lo sport può essere molto importante per acquisire autonomia e consapevolezza di se stessi e delle proprie possibilità. Quindi come è stato fatto quest’ anno con l’ arrampicata sportiva e il pattinaggio sul ghiaccio, ci impegneremo per continuare a proporre giornate di prova per altre discipline, sperando che i ragazzi possano trovare qualcosa che li appassioni”;
Hai citato il tema lavoro: avete qualche progetto specifico?
“Spero di poter continuare con la collaborazione con il Consiglio UICI per l’ avvio di tirocini formativi presso diverse aziende che si sono rese disponibili per accogliere presso la loro sede, ragazzi non vedenti, allo scopo di avviarli all’attività lavorativa. Tutto questo nell’ ambito del progetto portato avanti dal consiglio in collaborazione con la regione Lazio, nell’ambito di “Garanzia Giovani”;
Avete già partecipato a progetti lavorativi?
“Si”;
In che modo?
“Nello specifico ci siamo occupati di diffondere l’iniziativa tra i ragazzi e di raccogliere i loro curriculum. Sicuramente posso dire di essere rimasta molto soddisfatta nel sapere che attraverso il nostro impegno, molti giovani ora si trovano presso numerose aziende a svolgere dei tirocini formativi, una vera e propria conquista, visto che il mondo del lavoro sta cambiando e bisogna far capire che per i non vedenti non si può più puntare solo sulla professione del centralinista. Anzi, attraverso lo sviluppo tecnologico, è possibile svolgere svariate tipologie di impieghi. Purtroppo troppo spesso, chi si occupa di selezione del personale non sa neanche che un non vedente può usare un computer, e non ha idea di che genere di mansioni possano andar bene per lui, se non il mero rispondere al telefono”;
Che risposte avete ricevuto dai giovani non vedenti verso questo tipo di iniziativa?
“Sono felice di poter affermare che i ragazzi del comitato stanno facendo da pionieri in questa nuova avventura, che, al di la del risultato, quantomeno è sintomo di cambiamento nella mentalità e nella cultura della società”;
Ci hai parlato molto di ciò che fai per e con gli altri: ci vuoi raccontare un po di te?
“Ti starai chiedendo come sono arrivata a tutto questo?”;
Veramente le domande dovrei farle io: comunque si, come sei arrivata fin qua?
“E io ti rispondo che ho conosciuto il mondo dei non vedenti, avendo la possibilità di partecipare al comitato giovani grazie allo sport che ancora pratico, cioè la scherma. So che ti starai domandando:” come fa un non vedente a tirare di scherma?”;
Non sapevo che tra gli altri sensi che si sviluppano da non vedenti c’è anche quello della lettura nel pensiero dell’intervistatore: comunque si, la scherma non parrebbe il più semplice degli sport per un non vedente: come si fa a praticarlo?
“Niente di più semplice: lo si pratica come tutti gli altri cosìddetti normodotati”;
Cioè?
“Il nostro regolamento è uguale a quello della scherma per vedenti, ma con due piccoli accorgimenti”.
Per prima cosa, durante l’ assalto, abbiamo sempre bisogno di sapere in che punto della pedana ci troviamo, quindi per far ciò, su di essa, vengono montate delle linee rialzate. Una è applicata al centro, per tutta la sua lunghezza e ci permette di non perdere la direzione del combattimento, così sappiamo sempre che il nostro avversario è d’avanti a noi. Alle estremità poi ne abbiamo altre due che ci segnalano la fine della pedana, cosa molto importante, dato che se uno degli atleti supera con entrambi i piedi questa delimitazione, in automatico il punto viene assegnato all’ avversario. Un’ altra cosa importante, è che i colpi non vengano sferrati in maniera casuale, quindi per far si che il punto sia valido, è necessario che ci sia prima un contatto tra le lame delle spade, in modo che gli schermitori possano capire le intenzioni dell’ avversario e decidere di conseguenza: parare e rispondere, scappare, attaccare, ecc…”;
Anche nella scherma per non vedenti ci sono tre armi: spada, sciabola e fioretto?
“No, i non vedenti tirano solo con la spada, dato che è l’ unica arma che consente di colpire in tutte le parti del corpo, a differenza del fioretto ad esempio, che, da regolamento, fa si che il punto sia valido solo se si colpisce l’ avversario sul busto e quindi puoi immaginare come per noi sia troppo riduttivo”;
Quando hai iniziato a praticare ed appassionarti alla scherma?
“Ho cominciato a far scherma senza un motivo specifico, dopo quasi 10 anni che non facevo più alcun tipo di sport. Questo perché non sono non vedente dalla nascita. Diciamo che tutto è cominciato a circa 12 anni mentre giocavo a pallavolo. Una mia compagna sbagliando la battuta e la palla mi ha colpito in pieno viso. Dopo un paio di mesi ho avuto un distacco di retina, ma con un paio di interventi chirurgici avevo recuperato alla grande. Dopo qualche anno invece, a causa del trauma è emerso il glaucoma che ho cercato di combattere per molto tempo, finendo almeno 21 volte in sala operatoria, fino a che intorno ai 23 anni ho perso la vista. All’inizio è stato molto difficile continuare a svolgere una vita normale, anche la banale uscita con gli amici il sabato sera non era semplice da gestire, perché come si può immaginare, ritrovarsi in poco tempo con una disabilità visiva implica dei cambiamenti molto profondi che spesso chi ti sta intorno non è in grado di accettare, inoltre, un po’ tutti, inclusi i medici, mi avevano sconsigliato di continuare a fare sport”;
E come hai incontrato la spada allora?
“Una sera ascoltando l’ audio gazzettino distribuito dall’ Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Roma, che generalmente usavo cestinare appena arrivava a casa, visto che di cose da ciechi non ne volevo sapere nulla, ho scoperto che in Italia era arrivata la scherma per non vedenti e che era uno sport riconosciuto dalla federazione italiana di scherma ed era possibile praticarla anche a Roma, grazie all’ Associazione Disabili Roma 2000, che ha da subito creduto nella fattibilità della cosa e che da diversi anni porta avanti questo progetto in collaborazione con l’ associazione sportiva Giulio Gaudini, nota scuola di scherma sul territorio romano. Così da settembre 2012 ho cominciato a praticare questa disciplina che mi ha regalato belle soddisfazioni, ma soprattutto tante occasioni di crescita”;
Qual’è stato sin qui il tuo percorso da atleta?
“Il primo anno è stato veramente difficile, sia fisicamente che psicologicamente. Ero sicuramente fuori allenamento e dovevo abituarmi a fare sport in un modo totalmente nuovo. Imparare a prendere decisioni solo affidandosi all’ udito e al tatto non è assolutamente semplice per chi è stato abituato per anni a usare la vista. Anche la trasferta per le gare mi metteva ansia. Ma dopo qualche brutto momento e un po’ di sconfitte, sono arrivate anche le soddisfazioni. Per citarne alcune: la medaglia di bronzo ai Campionati italiani assoluti di Acireale 2014, l’ argento dei Campionati italiani assoluti di Torino 2015, l’ oro del Campionato europeo sperimentale di Cascais 2015, e tante altre che non sto qui a elencare. Sono sincera però, il 2016 non mi ha portato benissimo, non so ancora che farò nei prossimi mesi, ma certamente sarebbe bello rifarsi, perché i Campionati italiani assoluti di Roma 2016, dopo l’ oro della qualificazione, mi hanno visto fuori dal podio per sole 2 stoccate”;
Hai un tuo sogno sportivo?
“Sarebbe molto bello se ci fossero bambini non vedenti che volessero cominciare a fare scherma, infatti, anche se decidessi di lasciare mi piacerebbe molto dedicarmi alla promozione soprattutto nelle scuole. Purtroppo devo ammettere che in Italia c’è ancora un po’ di timore da parte delle famiglie nello spingere i bambini con una disabilità visiva a fare sport, ma credo che cimentarsi in una disciplina sportiva li aiuterebbe molto a raggiungere prima una loro autonomia. Quando ho cominciato avevo paura anche a fare qualche passo avanti o indietro sulla pedana, adesso mi capita di spezzare lame sui miei avversari, l’ultima l’ho spezzata sul mio allenatore durante la lezione individuale. Dopo una mezzoretta di ghiaccio e un bel livido, è stato contento di esclamare: “Sarebbe ora che gli affondi li facessi così anche in gara!”, cosa che ovviamente non succede quasi mai”;
E perchè sei indecisa se continuare a tirare di scherma?
“Semplicemente perché da qualche tempo è iniziata quella che definirei un’ avventura, ma soprattutto una bella sfida, totalmente inaspettata, da conciliare con la miriade di altri impegni che ho”;
Non tenerci sulle spine e dicci: di che si tratta?
“Dal 20 giugno sono stata assunta da Booking.com, la notissima Online Travel agency che opera a livello internazionale. Io mi ero presentata semplicemente per un tirocinio presso la sede di Roma, invece mi sono ritrovata con un contratto di un anno, Mi sono chiesta più volte se era il caso di accettare, ma soprattutto se sarei stata all’ altezza, dato che non avevo mai lavorato nel settore turistico e ancor più importante, sapevo che era la prima volta che l’ azienda si interfacciava con un dipendente non vedente, quindi all’ inizio sarebbe stato difficile gestire il tutto, ma ho deciso di tentare, perché è una possibilità che non capita tutti i giorni, ma soprattutto non è semplice trovare aziende che abbiano voglia di mettersi in gioco e offrire a una persona con disabilità visiva la possibilità di svolgere lo stesso lavoro degli altri dipendenti normodotati”;
Come definiresti l’impatto con il mondo del lavoro per un non vedente?
“Indubbiamente non è facile, implica molto impegno da parte nostra nel capire lo svolgimento dei processi lavorativi e individuare in quali settori possiamo essere più produttivi. Da parte dei manager e delle imprese invece, occorre buona volontà e sensibilità nel comprendere il nostro modo di lavorare, come funzionano gli strumenti tiflologici a nostra disposizione e quindi c’è bisogno di molta pazienza da parte loro nel darci la possibilità di conoscere ogni sfaccettatura del ruolo che dovremo svolgere e lasciarci tempo per sperimentare sul campo”;
Tu come ti stai trovando in questa nuova sfida?
“Devo dire che in questo senso sono stata fortunata, perché Booking.com è un’azienda giovane, dinamica e in continua evoluzione e la mentalità dei manager è aperta e si sposa bene con questo genere di situazioni. E’ scontato dire che da parte mia c’è il massimo dell’ impegno, della determinazione e della flessibilità. E’ vero che il mondo del lavoro deve venirci in contro, ma anche noi dobbiamo metterci in discussione e cercare di adattarci alla richiesta. Al di la di quello che sarà il risultato futuro non posso far altro che definire la mia esperienza lavorativa interessante, complicata, ma stimolante”;
Ti sentiresti di dare qualche consiglio a chi vive la tua stessa problematica in riferimento al mondo lavorativo?
“Quello che mi sento di dire ai miei coetanei ma soprattutto ai ragazzi che hanno appena terminato gli studi, è che non devono pensare che non vedere sia un limite, spesso è una risorsa da giocare nelle situazioni che meno ci aspettiamo. Se abbiamo il coraggio di rischiare prima o poi la ricompensa arriva, quindi bisogna prendere tutto quello che ci capita, anche quello che apparentemente sembra inutile, perché non è detto che non ci conduca su nuove strade che neanche immaginavamo di percorrere”;
Una problematica che spesso il non vedente incontra, tra le più complicate da superare, non sta nel fattore meramente medico, ma nell’impatto che si ha con il resto della società, il giudizio degli altri, come gli altri lo vedono e conseguentemente vivono la sua disabilità: tu cosa pensi in proposito?
“Non bisogna spaventarsi quando incontriamo persone che non sanno rapportarsi con noi, ma dobbiamo far loro capire come fare mettendoli a loro agio, poi il resto va da se”.
Alla prossima stoccata allora Silvia.