Un venerdì sera con una inedita doppia presentazione al Chiostro della Casa delle Culture e della Musica. Nell’ambito della rassegna internazionale di letteratura “Velletri Libris”, ideata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri-Lariano, sono arrivati infatti due tra i più importanti autori contemporanei di gialli, Francesco Recami e Giampaolo Simi. Un evento, che ha visto protagonisti due scrittori Sellerio, molto interessante soprattutto per il filo conduttore della presentazione capace di snodarsi, con un filo logico continuo, in due romanzi completamente differenti per tematiche e stile. Francesco Recami e Giampaolo Simi, in perfetta armonia, hanno saputo tuttavia raccontare al meglio i punti salienti delle loro ultime fatiche letterarie, senza rinunciare ad aneddoti biografici che li vedono accomunati da un tratto, quello della toscanità, essendo nati rispettivamente a Firenze e Viareggio. Recami, con grande sagacia, ha spiegato che alla base de La clinica Riposo & Pace. Commedia nera n. 2, vi è una gran voglia di rispondere ai luoghi comuni (“Ma chi lo ha detto che le case di cura sono tutte piene di anziani che le persone non vogliono tenere a casa? E se nelle case stessero ancora peggio?”. Osservazioni a cui ha risposto Simi, dicendo che la madre è in una casa di riposo e quando sa che il figlio è in televisione se vi sono feste o cene risponde di non poterlo guardare). Simi, dal canto suo, ha enarrato i punti fondamentali che lo hanno condotto a scrivere questo romanzo: una forte indagine psicologica, un’avvincente ricerca ricca di tensione e di realismo, a contatto con un caso di cronaca tutto da scoprire. Come una famiglia, infatti, è la terribile vicenda di un padre che si trova ad indagare sul presunto misfatto di suo figlio, lacerato dal terrore di scoprire ciò che non vorrebbe e alimentato dalla speranza di smentire i sospetti. I due autori, che hanno interloquito fra loro oltre a rispondere alle domande di Ezio Tamilia, si sono soffermati su diversi temi come il mondo dei social (“Ho paura ad accedervi perché scoprirei quanta demenza aleggia anche in persone che stimo”, ha chiosato Recami) o quello del calcio, che Simi cita nella sua opera poiché il figlio del protagonista è una giovane promessa del pallone. Proprio Simi, fra l’altro, è parte della Nazionale Italiana Scrittori: “Ci dicono sempre che sulla carta siamo imbattibili” e che “di testa non ci supera nessuno”, ha detto scherzosamente l’autore. Nel finale, prima del firma-copie, un simpatico omaggio a Francesco Recami che ha festeggiato ieri il suo sessantaduesimo compleanno ed è stato quindi sorpreso, sul palco, con una torta e una candelina da spegnere fra gli applausi del pubblico. Una serata intensa con due autori molto espressivi e disponibili, che hanno riflettuto su temi prettamente letterari confermando la grande qualità della loro arte scrittoria. Prima della presentazione, entrambi, hanno rilasciato due brevi interviste per “Velletri Libris” in cui hanno svelato qualcosa in più dei loro romanzi. Prossimo appuntamento con la rassegna martedì alle ore 21.00 con Sergio Rizzo, che presenterà Il Pacco. Indagine sul grande imbroglio delle banche italiane, edito da Feltrinelli.
Intervista a Francesco Recami
La clinica Riposo & Pace è una commedia nera. Come ci spiega la propensione alla scrittura di opere che hanno questo tenore?
Queste commedie nere mi vengono per un atteggiamento punk. Fondamentalmente hanno un fine un po’ offensivo: sono stufo delle melensaggini, mi piace provare a scrivere commedie che siano divertenti – perché l’obiettivo è quello – però su temi molto scuri, neri e scomodi.
Si può considerare, in base a quanto dichiara, una risposta a certa letteratura?
Esatto, è proprio così. Devo dire che se non ho una molla e se non ce l’ho con qualcuno o con qualcosa non scrivo. Non riesco a partire…
Un atteggiamento comune a molti scrittori. Ci sono maestri del Novecento che l’hanno ispirata in quest’opera?
Posso dire quelli che mi piacciono. Per esempio Federigo Tozzi, un senese che è stato riscoperto al pari di Svevo e Pirandello e che ha quella acidità di grandissimo livello letterario. Direi che per me è un modello.
Lei ha citato Tozzi: Il podere può essere oggetto di un confronto con La clinica Riposo & Pace?
È una storia familiare molto cattiva anche Il podere, come tante commedie nere che ho scritto e altre che ce ne saranno su temi familiari. Sicuramente io non ho il respiro letterario di Tozzi, ma è uno dei pochi scrittori che mi piace in quest’ambito. Devo dire che sarà che sono vecchio invecchiato io ma è difficile che trovi un autore che mi piace dopo gli anni Sessanta…
Intervista a Giampaolo Simi
Come una famiglia è una storia molto complessa. Ci può raccontare, in breve, la genesi di questo romanzo?
Come una famiglia è la storia della famiglia di Dario Corbo, un personaggio che molti lettori hanno incontrato ne La ragazza sbagliata, che si ritrova con un figlio alle soglie di una possibile carriera calcistica importante, una speranza del calcio italiano. Alcune società importanti stanno pensando di ingaggiarlo ma dopo una partita importante in un torneo internazionale, una serata in discoteca si conclude con una ragazzina al Pronto Soccorso con segni di violenza sessuale e fisica molto grave. Denuncia di essere stata picchiata e violentata da un ragazzo che gioca a calcio. La genesi è in queste poche parole, è una storia molto forte e importante che ho avuto voglia di scrivere perché mette una famiglia di fronte al sospetto terribile e dall’altra parte il protagonista ha dovere di difendere il figlio e proteggerlo anche da se stesso. Come una famiglia è una lunga lettera di Dario Corbo a un figlio accusato di violenza sessuale, si ricostruisce la vicenda tempo dopo e Corbo racconta cose che neanche lui sapeva…
Essendo un romanzo che parla di dubbi e interrogativi, quali sono i tratti psicologici più marcati di chi scrive questa “lunga lettera”?
Sicuramente i tratti di un padre dilaniato dal dovere di proteggere il figlio ed evitargli le cose più dure a cui può andare incontro, con pene gravi e un reato grave. Dall’altro lato c’è un uomo che si interroga sulla verità e sul fatto che se questa verità detta dal figlio sia raccontata per intero, se ci sia una verità non raccontata per paura e per difesa di qualcuno. È un labirinto di interrogativi in cui Corbo da padre e giornalista si mette, lo percorre con molta tenacia, con dolore e preoccupazione. Alla fine però ne esce…
Intimamente, Dario Corbo vacilla o non mette mai in discussione l’innocenza del figlio?
Parte con l’idea che il figlio non possa aver fatto niente del genere, perché non ha mai avuto condotte antisociali o violente. Da padre e con il raziocinio di chi ha conosciuto questo figlio, anche se lui è stato un po’ assente, ha la certezza che niente di ciò che si sospetta possa essere accaduto per mano del figlio.
Intervista e testo a cura di Rocco Della Corte
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