Da Tora Bora
Non è una regina solo perché non ha un trono, Arianna Fontana la maestà dello Short Track nostrano ci ha provato ieri giovedì 13 febbraio a prenderselo. Nello sport, soprattutto a livello mondiale e olimpico si arriva a parlare di prestazione e di contro prestazione, di successo e fallimento senza guardare la gara fatta, ma solo scorrendo la classifica o più facilmente parlando di medaglia o non medaglia, di vittoria o di non vittoria. La Fontana nei 500 mt di Short Track ha visto passare l’occasione della vita e non ha potuto neanche provare a coglierla. E’ stata coinvolta nella caduta assieme a due delle tre avversarie in finale, come capita spesso nella sua sport. Un argento che poteva essere oro, che è il massimo dello Short Track nostrano a livello individuale al pari dell’argento del grande Mirko Vuillermin vent’anni fa sempre nei 500 mt, naturalmente uomini, al di là dell’oro a squadre di Lillehammer 1994 per gli uomini e l’argento di di Salt Lake City 2002. Ci riproverà a squadre, martedì 18, e domani 15 febbraio nei 1500, sperando che quell’occasione ritorni. Martin Fourcade ormai è abituato a non far tremare il braccio all’ultimo poligono a gestire le gare al di là del format e degli avversari. Vince l’individuale pur trovando nel perfetto Lesser un grande avversario, il “pistolero” mancino Eder sfiora la medaglia battuto dal russo Garanichev e dal numero basso di partenza (la neve a Sochi più passa il tempo più si sfarina, nel Biathlon come in tutte le gare all’aperto). I due errori di Hofer in piedi lo eliminano dalla lotta per il podio, ma lo confermano nel gruppo dei grandi, le sue occasioni le avrà oltre che nella mass-start soprattutto nelle due staffette, quella mista è un appuntamento da circoletto rosso per l’Italia. Per la Kowalczyk la 10 tc di fondo era l’occasione del riscatto, la grande possibilità di giocarsi il duello con le norvegesi, Bjorgen in particolare, con il cronometro e non con l’uno contro uno sofferto nello Skiathlon. Ci teneva tantissimo ed il pianto quasi disperato a fine gara dimostrano che il brutto anatroccolo del fondo mondiale è capace di vincere e di andare a podio ancora dopo Vancouver e Torino. Oro dopo la 30 km mass start canadese con l’occasione di bissare nella gara finale. Salutano Plushenko e Zoeggler in modo triste e con la stessa impotenza. Si ritira lo zar di tutte le russie e delle arene del pattinaggio nello Short e così lascia l’attività e quella che doveva essere l’ultima recita oggi nella finale nel libero. L’italiano il suo lo fa, è dietro nella sua frazione a Demchenko e Loch, come nella gara individuale, mancano i compagni: meglio la Gasparini rispetto alla gara donne non i doppisti che dopo la delusione della loro gara. Niente da fare, per Plushenko niente medaglia in casa a suggellare una carriera senza oro olimpico, per Zoeggler sporcato il record di medaglia in tutte le gare olimpiche disputate. Non cambia molto, per dire la verità nulla rimangono due carriere meravigliose. Il loro tempo è finito non quello degli americani sul podio del Slopestyle maschile i primi due sono del 1991 il bronzo addirittura del 1994, sarà ancora tempo per loro e lo sarà ancora per molto, anche a livello olimpico,
saluti da Tora Bora
saluti da Sochi 2014
saluti da eretico