Sono negativo al test sierologico, pagato da me

Coronavirus, la testimonianza e le riflessioni di Angelo Pugliese dopo avee effettuato il test sierologico il 15 maggio scorso

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estratto foto da test sierologico senza intestazione e nome

Sono negativo al test sierologico ( pagato da me)

Lo scorso 15 maggio, ho deciso di effettuare il test sierologico per il covid19 presso una struttura privata del mio comune, Anzio, pagando 25 euro.

Il giorno dopo, come milioni di italiani, ho assistito alla conferenza stampa nel piazzale interno di Palazzo Chigi, del premier Giuseppe Conte, affiancato dal suo portavoce Rocco Casalino e ho ascoltato, come milioni di italiani, le parole, le promesse, gli impegni, per una campagna, nel rispetto della privacy, delle normative in vigore, quelle passate e chissà forse quelle che verranno, di monitoraggio del coronavirus con l’App Immuni ( di cui non si ha ancora traccia ma di cui si parla da più di un mese).

Ho ascoltato poi lo straordinario impegno per far fare il test sierologico e i tamponi a centocinquantamila operatori del settore sanitario nei prossimi mesi.

Oggi 24 maggio 2020, a distanza di 9 giorni dal mio test sierologico, ancora non ho notizie di quando andrà a regime l’applicazione “Immuni” e non so quanti dei 150mila operatori abbiano iniziato a fare il test sierologico.

Ho però una idea: il 15 o 16 giugno, pagando di tasca mia 25 euro, deciderò di ripetere il test sierologico per avere a 30 giorni di distanza, un quadro della mia situazione e dare una informazione anche a chi avrà a che fare con me, per lavoro, amicizia, amore o chissà chi altro ancora.

E così farò fino a che non verrà avviata una campagna seria di monitoraggio di massa sul covid che riguardi non ipotetiche 150mila persone ma almeno 30 milioni di persone sulle 60 che vivono nella Repubblica Italiana.

Non so se il costo del test sierologico può essere totalmente a carico dal Servizio Sanitario Nazionale. Però ritengo che se lo mettessero ad un prezzo simbolico, tipo 10 euro, credo che tutti o quasi lo farebbero.

So benissimo che la comunità medico-scientifica non è unanimemente convinta della bontà del test sierologico, ma intanto è stato messo in protocollo dalla totalità dei servizi sanitari regionali.

Forse, più di immaginare di far rispettare regole da lockdown a lockdown terminato, sia il caso di mappare ora che la situazione è in via di miglioramento, il virus nella sua evoluzione e capire quanti asintomatici ci siano e quanti asintomatici denominati “K”, ovvero sani e non contagiosi ci siano.

Ovviamente non sono un medico. Non mi azzardo nemmeno a volerlo fare.

Ma forse non sarebbe male se si decidesse di fare questo tipo di scelta, piuttosto di aspettare esito del covid solo nella sua forma conclamata.