
Un quarantenne appena trasferito nel carcere di Velletri dal penitenziario romano di Regina Coeli si è tolto la vita, impiccandosi in cella. L’uomo subiva la detenzione per reati connessi alla droga e la notizia della sua scomparsa è stata data dal dirigente del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), Carmine Olanda, che è stato anche tra coloro che hanno prestato, invano, i primi soccorsi al suicida, nel tentativo di rianimarlo. L’episodio è avvenuto nella serata di domenica 29 luglio. I suicidi in carcere stanno diventando fenomeno assai diffuso, e la casa circondariale di Velletri non è estranea al fenomeno del sovraffollamento, che mette in grave difficoltà e disagio non solo i detenuti, costretti a vivere spesso in condizioni disumane durante il loro periodo detentivo, che teoricamente dovrebbe avere il fine della rieducazione e reinserimento, ma anche la Polizia Penitenziaria e tutti gli operatori che nelle carceri lavorano, anche loro in condizioni a dir poco proibitive. “All’interno della struttura di Velletri – sottolinea Olanda – vi sono circa 612 detenuti e 100 poliziotti penitenziari, ecco perchè non è mai facile seguire e gestire i disagi e le situazioni dei singoli per prevenire simili episodi”. Carmine Olanda sottolinea anche l’assoluta urgenza che il Parlamento affronti la drammatica questione del sovraffollamento delle carceri, poste le percentuali maggiori di suicidi in carcere rispetto alla media tra i cittadini liberi. Anche il segretario regionale del Sappe Donato Capece, intervenendo sull’episodio rimarca la necessità di ripensare, da parte delle Istituzioni, il sistema della detenzione in carcere nel particolare, ed in generale quello della giustizia, mettendo al centro la questione penitenziaria. Ha commentato l’episodio di Velletri anche Angelo Marroni, garante dei detenuti della Regione Lazio, il quale ha voluto sottolineare come spesso dietro i grandi numeri si celano drammi umani difficili da analizzare singolarmente.