Sulla discarica il centrosinistra di Albano si gioca la credibilità

Gli esponenti del centrosinistra di Albano riconsegnino le tessere dei loro partiti chiedendo un ripensamento a Roma e Regione sulle politiche dei rifiuti

0
460
roncigliano
roncigliano

La riapertura della discarica di Albano Laziale non è un tema per tecnici, è una questione politica, su cui la maggioranza di centrosinistra alla guida della città dove insiste il sito si gioca molta parte della sua credibilità.

La stessa credibilità che Roma Capitale e Regione Lazio hanno perso dal momento in cui, caduto l’alibi Virginia Raggi, dietro il quale si era nascosto Nicola Zingaretti, sono emerse tutte le inadeguatezze strategiche del Partito Democratico ed i suoi alleati in tema di chiusura del ciclo dei rifiuti.

Il re è nudo, allorquando il Sindaco Gualtieri, dopo l’ennesimo rogo, e dopo mesi in cui Roma è stata sommersa dai rifiuti, ha lanciato l’allarme legalità, denunciando la longa manus della criminalità organizzata. Peccato che mentre pronunciava queste parole ha decretato l’ennesima riapertura di una discarica, quella di Albano appunto, sulla quale pendono ben due interdittive antimafia.

Ma che il centrosinistra romano e regionale fosse favorevole alla riapertura non è una grande novità. Basti ricordare che un ruolo non secondario nell’ipotesi di installare, sempre a Roncigliano, “l’inceneritore più grande d’Europa”, lo ebbe la giunta di Piero Marrazzo.

Una novità sta nella postura presa in questi mesi dagli amministratori locali del Pd e del centrosinistra di Albano Laziale. “C’era una volta un Comune battagliero, in nome dei suoi cittadini” è una frase ricorrente che circola nei palazzi della Pisana.

Si perché se a Roncigliano oggi non c’è quell’inceneritore che tanto preoccupava, lo si deve anche, io direi soprattutto, all’azione di una amministrazione comunale che, spesso in solitudine, contro i suoi stessi referenti politici sovracomunali, pressata dai movimenti No-Inc, non sempre in modo disinteressato, decise di intraprendere una strada politica, e legale, che alla fine è risultata vincente.

Dal 2020 però qualcosa è cambiato. Nel centrosinistra di Albano, principalmente nel Pd, ma non solo, si è compiuta una operazione politica che, con la promessa del ricambio generazionale, ha generato grandi speranze in città, tra i militanti ed i simpatizzanti di quel mondo, così come in non trascurabili fasce di elettori non di sinistra, che in quella promessa ed in chi la incarnava hanno creduto e si sono persino spesi.

I temi dell’ambiente, della tanto declamata transizione ecologica, della chiusura del ciclo dei rifiuti di cui Albano menava non a torto gran vanto, erano tra i punti cardine di un programma elettorale premiato dalle urne. Punti che, sotto il maglio del tandem Gualtieri-Zingaretti, si stanno sciogliendo come neve al sole.

Una certa rassegnazione è palpabile ai piani alti di Palazzo Savelli, sin dalla famigerata ordinanza Raggi. Sopita appare anche l’opinione pubblica, talmente sfiduciata che sembra abbia rinunciato anche alla protesta, se si escludono sparuti gruppi, indomiti e meritori, che tuttavia hanno sempre maggiori difficoltà nell’incidere davvero sugli eventi.

La riluttanza con la quale il Sindaco ha respinto la proposta di emettere una ordinanza di chiusura causa salute pubblica, sin dallo scorso anno, i comunicati stampa evanescenti, la subalternità politica verso il Sindaco Metropolitano ed il Presidente della Regione Lazio, hanno il sapore amaro della resa, senza combattere. I più maliziosi potrebbero pensare che, prima di imbarcarsi in audaci scontri interni, sia più comoda la linea dell’obbedienza, specie in prossimità di appuntamenti elettorali importanti dove misurarsi,come le regionali e le politiche.

Scorrendo i profili social dei vari esponenti albanensi del centrosinistra, sembra proibito il solo pronunciare i nomi di Gualtieri e Zingaretti. Si passa dal silenzio assoluto Alle invettive verso una non meglio identificata “arroganza romana”, fino allo scagliarsi contro l’abolizione dell’elezione diretta del Presidente e del Consiglio Provinciale, peccato che la legge che ha promosso questo scempio istituzionale porti la firma di quel Graziano Delrio, che del Pd è illustre ed influente dirigente nazionale.

Nessuno intende imputare agli amministratori di Albano le scelte dei loro omologhi, ma in certe occasioni, chi ha l’ambizione di definirsi classe dirigente, è chiamato a prendere posizioni chiare e nette, per quanto possano essere costose e sconvenienti dal punto di vista personale. Servirebbe coraggio, una qualità che, spiace dirlo, sta clamorosamente mancando nella giunta e nella maggioranza del Sindaco Massimiliano Borelli.

Ci permettiamo di dare un consiglio, non richiesto: facciano un gesto forte gli esponenti dei partiti del centrosinistra di Albano. Riconsegnino le tessere ai loro segretari provinciali e regionali, e dichiarino ufficialmente la loro indisponibilità ad impegnarsi nelle imminenti scadenze elettorali se non ci sarà un ripensamento rispetto alle politiche in tema di rifiuti poste in essere da Roma Capitale e dalla Regione.

Non ci sarebbe nessuna certezza di successo, ma sicuramente si darebbe una plastica dimostrazione che la politica non è ancora del tutto morta, come purtroppo appare