Sulla scuola è ancora confusione

Il Professor Luca Andreassi in zona mista si sofferma sulle ultime non decisioni del Governo attorno alla riapertura della Scuola

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Rientro in classe

Chi si aspettava delle risposte concrete dall’incontro tra Conte, Azzolina, enti locali e sindacati sul ritorno a scuola dei propri figli a settembre è rimasto deluso.

A meno che non ci si voglia accontentare delle ormai classiche roboanti rassicurazioni.

Partiamo da quelle. A settembre si farà di tutto per tornare in aula in presenza E sulla scuola si prevede una grandinata di finanziamenti. Altro che il miliardo e mezzo previsto. Saranno investiti ben 4 miliardi. Anche se per ora sicuri sono solo 330 milioni. Gli altri, con calma. Forse.

Su queste dichiarazioni di intenti siamo naturalmente d’accordo.

La questione vera, però, è “tornare in aula, va bene, ma come?”

1. GLI SPAZI

Il Comitato Tecnico Scientifico è stato chiaro. La parola d’ordine è distanziamento fisico. Come potete vedere anche dall’immagine allegata, deve essere garantito un metro di distanza tra banco e banco e 2 metri dalla cattedra ai banchi. La numerosità delle classi quindi dovrà necessariamente essere ridotta. E, considerato che in Italia la media è di 20 studenti a classe con punte anche di 30, si crea un drammatico problema di spazi.
Bisogna dunque identificarne di nuovi. Potrebbero essere i Comuni (scuola primaria e secondaria) e le Città Metropolitane (scuole superiori) a farlo, qualora li abbiamo e qualora abbiano a disposizione sufficienti risorse per adeguarli agli standard.
E come si sposteranno i ragazzi da una parte all’altra? E i docenti?
Ieri è emersa la possibilità di finanziare soluzioni di edilizia leggera, tensostrutture. E se le scuole, come spesso accade, non hanno spazi per installare tensostrutture?
Qua parliamo di un parco edifici scolastici, spesso senza palestra e cortili. Tanto per restare coi piedi per terra.

2. I DOCENTI

Dimezzare le classi significa raddoppiare i docenti. Più o meno. Ma bisognerebbe aumentare anche il personale ausiliario che non solo sarebbe chiamato ad occuparsi della pulizia di spazi molto più ampi ma anche a garantire il rispetto delle regole di distanziamento negli spazi comuni. Mancano 200 mila docenti. Con i concorsi che partiranno in autunno. E che comunque copriranno solo una parte di queste cattedre che, ogni anno, vanno a supplenza

3. I SOLDI

Quattro miliardi si diceva. Ma non si sa quando saranno stanziati. Per il momento disponibili sono 331 milioni. Considerateli già finiti. Spesi in dispositivi di sicurezza, igienizzanti, prodotti per la pulizia, formazione e aggiornamento del personale, strumenti digitali.
E gli investimenti per gli spazi di cui sopra? Diciamo che le scuole hanno mandato di iniziare a progettare delle soluzioni. Poi si vedrà. Ma settembre è domani!

4. ORGANIZZAZIONE ANNO SCOLASTICO

Il lockodown ha prodotto delle diseguaglianze educative e culturali importanti. Tanti ragazzi, spesso appartenenti alle categorie più fragili, non hanno seguito neanche un’ora di lezione a distanza. Tutti comunque promossi a prescindere dal rendimento. Formalmente nessun problema ma socialmente un dramma vero. Il dramma di chi ha un’unica possibilità per salire nella scala sociale, l’istruzione. E all’improvviso gli viene sottratta anche questa. L’idea è di dedicare le prime settimane di scuola al ripasso/recupero degli argomenti andati persi. Una vera e propria rincorsa affannata. E per non farci mancare niente, ammesso che si riesca a ripartire, subito un paio di fermate per garantire il voto dei Comuni e delle Regioni che sono in scadenza elettorale.

Un bel caos, non c’è che dire.

Mentre tutta l’Europa è già tornata, da tempo, sui banchi di scuola, in Italia si discute della lastra di plexigas da frapporre tra banco e banco. Con la creazione di tante piccole gabbie di plastica in cui dovremmo rinchiudere i nostri figli.

Ma andrà tutto bene.