Tavecchio inadeguato a gestire il calcio Italiano, ma l’Inter che dice?

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Carlo Tavecchio
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Carlo Tavecchio

E’ il caso sportivo e non degli ultimi giorni. E’ una pagina, l’ennesima, dello sport ed in particolare del calcio avvilente a dir poco. Tutto ruota su alcune frasi, irripetibili, di carattere razzista del presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicepresidente vicario della FIGC, candidato favorito alla successione di Giancarlo Abete, presidente dimissionario dopo il disastro brasiliano ai recenti mondiali.

Le scuse non bastano, la gaffe è troppo grave per poter andare oltre. Il nostro calcio in galoppante ed inesorabile declino non ha bisogno di una guida debole, di un personaggio che dopo questa uscita infelice sarà inevitabilmente alla merce dei suoi grandi elettori. Grandi club come Inter, Milan e Lazio, il presidente della Lega Calcio Maurizio Beretta e il Presidente della Lega Pro Mario Macalli senza contare i grandi vecchi come l’uscente Abete e l’immarcescibile Franco Carraro come tutto il vecchio establishment sono pronti assieme agli altri sostenitori a condizionare il calcio italiano per preservare quella “continuità” di cui tanto si vanta il patron della Lazio Claudio Lotito.

Insieme a Roma e Juventus, da sempre contro la candidatura del presidente della LND, si sono aggiunte dopo lo scandalo la Fiorentina, il Torino, il Sassuolo, il Cesena, Sampdoria e il Brescia, che è la prima squadra di serie B a rompere il fronte compatto costruito dal Presidente della categoria Andrea Abodi. Senza contare, alcuni club tentennanti come il Torino di Urbano Cairo che è dato in transito dall’area “tavecchiana” all’area “albertiniana”, i sostenitori dichiarati della candidatura dell’antagonista di Carlo Tavecchio Demetrio Albertini come alcuni club sopracitati, con gli altri che stanno convergendo sull’ex vice campione del mondo a Usa 1994, e le associazioni calciatori ed allenatori che vogliono il rinnovamento.

In tutto questo è inquietante il silenzio dell’Inter, la società di cui non solo Carlo Tavecchio è tifoso, ma di cui è stato anche membro del Consiglio d’Amministrazione. Non si può fare i paladini della moralità a fasi alterne, non si può essere credibili se si tace di fronte ad una situazione come questa. Ha detto bene in queste ore Renzo Ulivieri, chi sostiene Tavecchio è peggio di lui. Chi vuole “mettere una pezza” sulla vicenda parlando di scivoloni, perché quello razziale non è l’unico, mirabile la battuta sulle giocatrici del calcio femminile “handicappate”, non rende un buon servizio al calcio italiano.

Se poi l’obiettivo è mettere sulla tolda di comando un presidente inadeguato e screditato da poter manovrare a piacimento, allora è raggiunto con agio. Se serve un uomo capace di fare imprenditoria e con l’intento di non riformare lo sport più importante d’Italia depauperandolo e magari mantenendo la B a 24 squadre, obbrobrio inaccettabile, e la A a 20 per far un favore a sostenitori federali e di club, Tavecchio è l’uomo giusto. E’ giusto per rappresentare tutto un sistema che da 30 anni vive e sopravvive nei corridoi di via Allegri, sopravvissuto a tutti gli scandali da esso stesso causati e di cui è allo stesso tempo padre e figlio.

Albertini forse non è la soluzione migliore, certo ha un esperienza di campo e di dirigente che rende la candidatura più che degna, anche se basterebbe contro Tavecchio molto meno. Al di là di nomi, della pressione popolare che monta sempre di più con il passare dei giorni e con l’avvicinarsi dell’11 agosto, giorno di votazione del nuovo presidente federale, è ora di cambiare. I fallimenti di due mondiali, l’illusoria esperienza agli europei di due anni fa devono fare riflettere.

Il calcio italiano, periferico come non mai in questi anni, ha bisogno di idee nuove e personaggi nuovi, non legati al passato. Servono riforme importanti, lunghi e di difficile realizzazione per ripartire. Occorre lottare per la creazioni di impianti all’altezza di quelli tedeschi, lavorare sui settori giovanili, diminuire la sperequazione tra le società e ricche grandi e le squadre più piccole in serie A e tanto altro ancora. Tavecchio è inadeguato a tutto questo, è ora che i “cambogiani” di Via Allegri ne prendano atto, i tempi sono cambiati e lo status quo non può e non deve reggere più.