Tonino D’Annibale, sette anni per accertare che il fatto non sussiste

Il caso di Tonino D'Annibale e di "un verdetto che ha cercato e voluto rinunciando alla prescrizione"

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TONINO D’ANNIBALE: “UN VERDETTO CHE HA CERCATO E VOLUTO RINUNCIANDO ALLA PRESCRIZIONE”.

“Il Tribunale della Repubblica di Roma, ha certificato la mia totale estraneità ai fatti contestatimi, attestando del resto quel che già aveva chiarito il Pubblico Ministero nella sua arringa finale. La vicenda è legata alla  certificazione della congruità dei contratti di affitto di due immobili, entrambi nella zona di via del Serafico all’Eur, di proprietà del gruppo guidato da Antonio e da Daniele Pulcini per ospitare gli uffici di «LazioService». Il giudizio certifica che non ho mai tradito i miei ideali di gioventù: Il fatto non sussiste. Era evidente, ma per accertarlo senza equivoci ci sono voluti 7 lunghi anni. Sette anni per un primo grado di giudizio è un tempo lunghissimo, eccessivo, li ho vissuti con rabbia e sofferenza interiore intensa che hanno cambiato la mia vita, bruciando anni e opportunità che non potranno essere più colte, una pena che non si concretizza ufficialmente con le restrizioni fisiche della libertà individuale, ma con una violenza psicologica che genera malessere, una condanna criminale inflitta ad un libero cittadino per 84 mesi. Ora la giustizia ha proclamato la mia innocenza ed è quello che che ho cercato e voluto rinunciando alla prescrizione. Un sorriso va ai molti garantisti a corrente alternata, ed in particolare a quelli che avrebbero voluto il mio licenziamento dal lavoro. Brutte persone che hanno vissuto con una certa dose di soddisfazione, in alcuni casi di giubilo, il mio ingresso nell’inferno giudiziario, strumentalizzando i fatti senza conoscerne i contenuti o facendo finta di non conoscerli. Piccole persone. La rabbia è tanta ma non alimenta rancore, solo la ritrovata serenità”. Lo dichiara Tonino D’Annibale