Turismo, indiani pazzi per l’Italia ma senza visti

Tempi lunghi e incertezze frenano il segmento altospendente

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Voli aeroporto Ciampino

Ricchi, amanti dell’Italia, ma come tanti costretti a cimentarsi nella gincana della burocrazia. Sono i visitatori indiani, in forte crescita secondo l’ultima rilevazione di Lybra Tech, azienda specializzata nell’analisi dei flussi turistici a partire dai dati del Travel Data Lake del gruppo Zucchetti. La ricerca fa parte di un white paper organizzato dalla Indian Chamber of Commerce in Italy, a cui hanno partecipanto anche Fidenza Village, Global Blue e SEA Milan Airports.

I numeri

Negli ultimi anni, l’Italia ha visto un notevole aumento dei flussi turistici provenienti dall’India. La crescita più forte è avvenuta tra il 2015 e il 2019. Un record interrotto dalla pandemia di coronavirus che ha provocato un calo del 93%. Dopo una lenta ripresa nel 2021, il 2022 ha visto una ripresa della domanda tale da sfiorare i valori pre Covid, intorno alle 300 mila unità. Nel 2023 la domanda è cresciuta in media del 22,3%, mentre quest’anno le ricerche di pernottamento sono salite di un altro 29%.

La tipologia di turista

“I turisti indiani sono altospendenti e prediligono mete famose come Roma, Venezia e Capri – spiega Michela Ciccarelli, data analyst di Lybra Tech -. Viaggiano soprattutto in primavera e autunno, ma c’è anche una forte domanda in estate. Roma e Venezia in particolare sono molto richieste nelle prime settimane di agosto, mentre Capri e il Lago di Garda sono state scelte principalmente per agosto e settembre. Il tempo di permanenza nel paese oscilla tra i 3,6 e i 4,3 giorni. Spesso visitano diverse destinazioni durante il viaggio. Tappe che pianificano con largo anticipo, mediamente 120-130 giorni prima della partenza.

L’ostacolo della burocrazia

Tuttavia questa fetta di mercato è ostacolata sia dai conflitti nei paesi lungo il percorso tra l’India e l’Italia che da complessità burocratiche italiane. Gli alti costi e le complesse procedure di ingresso spesso scoraggiano i turisti indiani della classe media. Prima su tutte la richiesta del visto, che richiede una documentazione dettagliata e presenta tempi di attesa incerti. Legalmente il procedimento per la concessione dei visti agli indiani non è facile quanto quello per le altre nazionalità. L’autorizzazione viene rilasciata dall’Ambasciata o Consolato italiano nel paese di origine del cittadino extracomunitario e gli consente di entrare in Italia per un determinato periodo di tempo in base alla tipologia di documento scelta. Ogni stato di partenza infatti ha una corrispondenza con l’Italia sul numero e tipologie di visto che esistono. Per l’India sono 22 in base alla durata della permanenza. I problemi nascono con il ricongiungimento familiare e i visti lunghi di lavoro. I tempi per il loro rilascio sono quasi il doppio rispetto, ad esempio, ai nostri per andare in vacanza a New York: da 40 giorni si passa facilmente a 60 e anche oltre per i ricongiungimenti. Addirittura alle volte si deve ricorrere a procedure eccezionali come l’appello alla Corte di giustizia dell’Unione europea Al contrario, se un italiano vuole andare in India, il permesso arriva in media in 72 ore o in massimo cinque giorni. Discrasie causate dal mancato allineamento delle normative.