Tutta la verità sul caso del supermercato Simply di Albano Laziale

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Il Simply di via della Rimembranza di Albano Laziale*
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Il Simply di via della Rimembranza di Albano Laziale*

ATTUALITA’ – Quando una attività imprenditoriale chiude i battenti è sempre una sconfitta per la comunità che la ospita, ma da ogni discorso imprenditoriale non va mai scisso il concetto, e soprattutto la pratica concreta, della legalità, senza la quale non solo non ci sono regole ma, non c’è mercato, non c’è libertà e vengono a mancare in primis i diritti degli stessi lavoratori coinvolti. Da giorni sui social network impazza il dibattito sulla sorte della filiale del supermercato di Parco della Rimembranza che in questi giorni vede in esecuzione una sentenza di chiusura per non aver rispettato alcune leggi vigenti. Con la chiusura ovviamente sono forti le possibilità di perdita del lavoro da parte dei dipendenti sin qui impiegati, circa 22 unità. Molto si è parlato, si parla, spesso a sproposito e senza specificare le reali cause e responsabilità di ciò che oggi sta accadendo. Proviamo a ricostruire la cronaca dei fatti. Nell’estate del 2009 viene autorizzata l’apertura dell’attività commerciale da parte dell’amministrazione e, immediatamente dopo, si è palesato un ricorso  inerente alcune irregolarità ed abusi perpetrati che, a dire dei ricorrenti ponevano il punto vendita Simply di Albano Laziale fuori dalla legalità vigente. Da li ne è sorto un percorso giudiziario che ha portato a molteplici e cogenti sentenze, cinque per la precisione, sia da parte del T.A.R (Tribunale Amministrativo Regionale), sia del Consiglio di Stato, tutte univocamente ed inequivocabilmente eguali nel responso: il supermercato Simply SMA di Parco della Rimembranza ad Albano non possedeva ne i requisiti ne le norme di sicurezza previsti per legge, atti a consentire lo svolgimento di attività commerciale. Tutte le sentenze infatti affermano perentoriamente che, l’attività commerciale in questione ha commesso sia abuso edilizio che abuso commerciale, dichiarando nulla e revocando allo stesso tempo la licenza commerciale ottenuta nel 2009. Tutti i responsi degli organi inquirenti hanno altresì respinto ogni impugnazione della proprietà e del gestore del supermercato Simply, alcuni ricorsi per altro sono stati dichiarati addirittura inammissibili dai tribunali preposti. Già da tempo la legge intimava la revoca della licenza di esercizio commerciale al supermercato in questione, ma l’ordinanza amministrativa comunale attraverso la quale si attua il dispositivo giudiziario è stata firmata dal dirigente comunale competente soltanto il 17 marzo 2014, dopo altre due sentenze (febbraio e marzo 2014), del T.A.R., le quali sollecitavano e ribadivano la perentorietà e l’obbligo dell’attuazione delle leggi urbanistiche e regolatrici le attività commerciali di questo Stato che non erano state rispettate sin qui. Per questi motivi il 27 marzo 2014 il punto vendita Simply SMA chiuderà i battenti: locali e strutture non rispondenti alle norme di sicurezza, non validità della licenza commerciale, abuso edilizio e abuso commerciale come già succitato. La magistratura ha verificato ed appurato, dimostrandolo con prove documentali e fattuali l’illegalità dell’attività commerciale e soprattutto della struttura ove la si voleva impiantare. Ci verrebbe da chiedersi perchè tanto ritardo nel far rispettare la legge? Perchè si è autorizzato l’avvio di una attività commerciale illegale? A dirla tutta c’è ancora una sentenza inattuata, quella che determina il ripristino della destinazione d’uso originaria dei locali ove è stato installato, “abusivamente” a questo punto, il punto vendita commerciale. Alcuni in questi giorni si appellano alla libertà del mercato additando questo o quello come responsabili di nuovi disoccupati: ora, ad alcuni liberisti dell’ultima ora ricordiamo che il mercato è libero proprio perchè ci sono delle regole e delle leggi da rispettare, senza le quali da un lato non c’è alcuna concorrenza, dall’altro non ci sono tutele ne diritti per i lavoratori. Ma se sino ad oggi i locali in questione si è accertato che non rispondevano alle norme di sicurezza, chi si è preso la responsabilità di far lavorare persone in un luogo senza questi requisiti? Chi sono le vittime e chi sono i responsabili? La libertà senza legge diventa licenza e, in uno stato di diritto l’assenza di legalità produce la legge della giungla, dove solo i più forti, o i più “protetti” sopravvivono. Se una attività commerciale agisce fuori dalle regole, crea una concorrenza sleale, in primo luogo verso tutti gli altri esercizi commerciali che invece all’interno della legalità lavorano e fanno impresa. Proprio a questo proposito, altri esercizi commerciali di Albano, omologhi al Simply. che a differenza di quest’ultimo però operavano ed operano nel rispetto della legge, sono stati danneggiati, sino ad essere costretti alla sospensione delle attività, mandando a casa altri dipendenti, cosa dovrebbero pensare? Come al solito in Italia vige la legge dei furbi? Ci sono forse disoccupati di serie A e disoccupati di serie B? Le guerre tra poveri non hanno mai giovato a nessuno e soprattutto si sono sempre ritorte contro chi irresponsabilmente soffia sul fuoco della disperazione: auspichiamo che non accada ad Albano in questa occasione. Il ripristino della legalità ed il suo rispetto, sono condizioni essenziali per ogni sviluppo economico e sociale: questo è il principio su cui si dovrebbe fondare la convivenza civile ed il senso civico di ogni comunità. Meta auspica la ricollocazione dei lavoratori che hanno perso il lavoro, tutti i lavoratori, perchè vittime di altrui responsabilità, e, secondo quanto ci risulta, esistono oggi le condizioni affinchè nella legalità, importanti e radicati imprenditori del settore commerciale e della distribuzione, anche già presenti sul nostro territorio, accertate le condizioni minime di concorrenza e libertà di mercato, siano pronti ad investire nuovamente ad Albano.

* foto tratta dal sito www.romatoday.it