
Nello sport (e nella vita) per prevalere in qualsiasi sfida non bisogna aver paura di vincere. In parte è una mentalità vincente che si ha nel DNA. In parte è una mentalità che si acquisisce con l’abitudine a vincere. Ieri sera al Palaestra di Siena è andata in scena una Virtus Roma superiore in tutto ed in ogni parte del campo alla Mens Sana Siena. Che è apparsa davvero con le ruote sgonfie. Ma alla Virtus è mancato il cinismo del killer. Ha tenuto in vita Siena nel terzo quarto quando i verdi non avrebbero fatto centro neanche se al posto del canestro ci fosse stata una bagnarola. E ha tenuto in vita Siena nel quarto quarto quando, sopra di sette a tre minuti dalla fine, in attacco i nostri hanno iniziato a non prendersi i tiri ed a passarsi la palla ed in difesa abbiamo avuto un paio di amnesie con Goss e Lawal che hanno significato otto punti in un amen (con Bobby Brown a fare il fenomeno e non lo meritava) e partita (e serie?) di fatto compromessa.
Potrei spendere decine di righe a fare l’analisi tecnica. Potrei chiedermi insieme a voi perchè il coach romano abbia così tanto insistito con quintetti di piccoli. Potremmo discutere di un arbitraggio equilibrato nel danneggiare equamente entrambe le squadre, fatto di pause interminabili ed inspiegabili per instant replay o discussioni al tavolo. Sembrava di assistere ad una partita di baseball. Potremmo discutere della strategia rischiosissima, che però era risultata vincente di non far leva su Lawal e di vincere la partita con gli esterni (Datome in particolare). Ma non avrebbe senso. Perchè qua, ormai, se di basket ci capisco ancora qualcosa, il problema è tutto e solo di testa. Ed allora di testa voglio continuare a parlare.
Una squadra normale dopo la partita di ieri sera va a giocarsi gara 4, ancora a Siena, e perde di venti punti. Senza entrare mai in partita. Una squadra del genere è giusto che non vinca il campionato. La domanda ora è se la Virtus sia una squadra normale oppure no. In questo campionato ha dimostrato di non esserlo. Ma ieri sera ha avuto il “braccino” ed a me questa cosa preoccupa più che la sconfitta con Cantù in gara 5 di semifinale a Roma quando tutti pensavano che ormai fossimo fuori gioco. Oggi, al contrario, mentre tutti dicono che questa Virtus se la possa giocare, proprio alla luce della partita di ieri sera, io ho la fortissima sensazione che per noi sia finita qua. O quasi.
Mai come questa volta vorrei che le mie sensazioni fossero sbagliate. Coach e squadra dimostratemi che avete un carattere tale (palle, bisogna dirlo, palle) da ribaltare le regole emotive non scritte di ogni sport. Prossima partita, gara 4, domani sera. Ultima chiamata. Con le spalle al muro.
Luca Andreassi