Viola e JAGO, coppia d’assi per Palazzo Bonaparte

La casa romana di Madame Mère riparte con “Icons of Light” del più grande video-artista al mondo

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Riparte Palazzo Bonaparte, a Roma. E lo fa puntando su una ventata di aria “contemporanea”, con una retrospettiva del più grande video-artista vivente, Bill Viola, e la prima rassegna dell’italiano JAGO (al secolo, Jacopo Cardillo).
Una stagione espositiva in piazza Venezia, che accompagnerà gli spettatori fino al 26 giugno 2022, con le video-installazioni più suggestive dell’artista americano (curate dalla moglie, Kira Perov), assieme alle sculture dell’artista ciociaro (fino al 3 luglio 2022).
Un inizio di primavera energetica con “Icons of light”, dunque, e con un’antologica che è un’esperienza più che una mera esposizione.
Nei raffinati saloni di Madame Mère (la Ramolino, madre di Napoleone), mentre al piano nobile fanno bella mostra di sè 15 lavori di Viola, iconici dell’iperbole concettuale dell’artista che, da tempo, insegue la dicotomia vita/morte ei contrasti Oriente/Occidente; al secondo, JAGO, classe 1987, tra gli scultori più affermati a livello internazionale, utilizza le opere come un linguaggio espressivo, trasformandole in performance grazie al digitale.
Va da sé, che si resti ipnotizzati da assoluti capolavori del genere…
Lungo il percorso, che intreccia il barocco del luogo all’intensità delle opere di entrambi gli artisti ospiti, il Palazzo stesso, all’epoca testimone della Storia, diventa parte della storia comune, in un ininterrotto “circuito di valore”.
Per godersi Viola è necessario “prendersi del tempo”: le sue video-proiezioni sono dei tableaux-vivant riprodotti in grandi e piccoli schermi; opere in cui i personaggi si muovono nello spazio in maniera impercettibile, coprendo un lungo arco temporale (circa 40 anni), sviluppando il concetto stesso di un viaggio – intimo e quasi spirituale – mediato dal mezzo elettronico.
Un viaggio emotivo a cui lo spettatore accederà attraverso il buio delle sale: spazi ovattati che immergono in una sorta di “culto”, in cui la connessione con l’opera sperimenta un piano superiore della mera visione e arriva a esperire l’uomo e il suo rapporto con l’ambiente.
JAGO, oltre al marmo, il legno e la pietra di fiume (minuziosamente lavorati) utilizza i social (soprattutto, Instagram e YouTube) per documentare il suo lavoro. Non a caso, è (anche) per questo trend: nel senso che unisce talento e grande capacità comunicativa, coinvolgendo con le dirette streaming, foto e video, per raccontare il processo inventivo di ogni sua opera.
Curata da Maria Teresa Benedetti, la mostra connota gli elementi chiave di un lavoro in fieri, che strizza l’occhio agli esempi della nostra tradizione ma arriva al cuore del pubblico perché pietà e violenza vi si intrecciano rimandando al presente, e suscitando riflessioni. “…La mia scultura è lingua viva – ha spiegato JAGO -. Ma utilizzare una lingua non significa copiarla. Sento l’esigenza di realizzare un collegamento con quello che vedo, ma senza emulazione”.
Per l’occasione, i curatori propongono il primo esperimento di studio in pubblico: in questi mesi, infatti, JAGO lavorerà a una nuova opera all’interno di Palazzo Bonaparte e saranno anche organizzate visite straordinarie guidate proprio da lui.
Entrambe le esposizioni sono prodotte e organizzate da Arthemisia.
Info: www.mostrepalazzobonaparte.it