Virtus Roma Basket, quello che poteva essere e non è stato

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Virtus Roma Basket in finale
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Virtus Roma Basket in finale

“Falsi bilanci e frode sportiva: Siena rischia la revoca di sei scudetti”. E’ il titolo della Gazzetta dello Sport di qualche giorno fa che sintetizza egregiamente la storia della corazzata Mens Sana Siena, sponsorizzata Monte Paschi, che tutto vinceva. Almeno nel basket di casa nostra. Provare a sintetizzare con la stessa efficacia i sentimenti dell’appassionato di basket e tifoso della Virtus Roma non è altrettanto semplice. Rabbia, frustrazione, senso di profonda ingiustizia. Forse queste sono le sensazioni che ci scorrono per le vene. E davvero poco ci gratifica il fatto che in qualche modo noi lo sapessimo che qualcosa di sbagliato, di malato in quella squadra c’era. Lo abbiamo urlato. Ci siamo fatti un fegato così. Ma non servì a nulla. L’immagine del popolo romano stufo dei soprusi del sistema è tutto in quella crisi isterica (mi perdonerà il coach, mi vuole bene) di Marco Calvani alla fine del primo quarto di gara 5 di finale scudetto quando all’ennesimo fallo non visto di Bobby Brown iniziò ad inveire contro gli arbitri (uno dei tre era Paternicò……). Era il 19 giugno 2013. Ed in fondo lì, esattamente in quei minuti, terminò la storia della Virtus Roma già campione d’Italia, già campione d’Europa, già campione del mondo.

In un delirio onirico ho provato ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere in un mondo in cui le regole vengono rispettate e le partite iniziano davvero dallo 0 a 0.

E’ il 19 giugno del 2013. Si gioca gara 5 di finale scudetto. Il Palaeur è gremito. Già il Palaeur perché di fronte a questo evento anche un mostro sacro della musica italiana come Gianni Morandi ha deciso di spostare la data del suo concerto. E’ il primo match point per Roma che conduce 3 a 1. Dopo le prime due partite a Roma in cui Siena è riuscita a strappare una vittoria, la Virtus ha vinto sia gara 3 che gara 4 a Siena. Gare in cui Bobby Brown e Moss si sono trovati con 4 falli ancor prima dell’intervallo. E solo in gara 4 sono stati fischiati a Ress 8 infrazioni di passi e 3 falli di sfondamento.
Il Palazzo ribolle. Il primo vantaggio è di Roma. E’ una bomba fuori ritmo di Bobby Jones. Siena non metterà mai il naso davanti in questa partita. Dopo il primo quarto si è sopra di dieci. Diventano diciassette all’intervallo. Saranno quindici a fine partita. La Virtus Roma dopo trent’anni è di nuovo campione d’Italia. Marco Calvani, il condottiero chiamato a salvare la squadra dalla retrocessione in A2, ne è l’eroe ed il simbolo. Alessandro Tonolli taglia la retina del canestro. Nando, lo storico magazziniere, piange da solo in un angolo. E via fuori a festeggiare. Con la Cristoforo Colombo tripudio di bandiere. Ed il calcio non c’entra.
Ed il bello deve ancora venire. Su questa vittoria tanto inaspettata quanto esaltante si fonderà la rinascita del basket romano. Da una parte il Presidente Toti che, come folgorato sulla via di Damasco, capisce che se vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più senza una programmazione adeguata. L’accordo con oltre 40 società sportive del territorio è il primo passo di questa programmazione. Creare un enorme vivaio di giovani, prezioso serbatoio di forze fresche per la Virtus. Nel frattempo anche gli sponsor si sono accorti della Virtus. Un importante istituto bancario, un’azienda leader nel settore assicurativo ed una leader in vendita di materiali edili affiancano l’Acea nella sponsorizzazione. Risorse fresche che consentono di intervenire sul mercato con raziocinio colmando la lacuna lasciata da Gigi Datome volato in NBA. Ma anche la città di Roma si è accorta del basket. Sull’onda emotiva dello scudetto, l’assessore allo sport capitolino lancia il programma “100 playground per Roma”. Il basket per tutti sta diventando realtà. Ma non solo. Finalmente si mette mano, stavolta seriamente, alla costruzione di una struttura sportiva realmente adatta al basket: un Palazzo da 6000/7000 spettatori da realizzarsi entro tre anni. E gli appassionati rispondono. Rispondo alla grande. Saranno 4000 gli abbonati l’anno successivo allo scudetto. Si tornerà al Palaeur. Troppo piccolo il PalaTiziano. Poco importa se non si replicherà lo scudetto dell’anno prima. Si metterà in bacheca una Coppa Italia e l’ingresso nelle Top16 di Eurolega è comunque un risultato importante. Ma il vero risultato è che società, amministrazione, appassionati, tifosi sono diventati una cosa unica: l’unica vera garanzia per un basket romano sano e, perché no, anche vincente.